...perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.

domenica 13 novembre 2011

Viva Benigni, viva l'Italia.

Non condivido l'ottimismo e il senso "millenaristico" che si respirano in questi giorni. Mi sembrano prematuri, più emotivi che ragionati. I presupposti della barbarie degli ultimi decenni non sono ancora stati rimossi o superati. Anche dimenticando il fatto che la quintessenza del potere, ovvero i media, non è stata minimamente scalfita, dobbiamo tenere ben presente che il "berlusconismo" è vivo: si tratta di una malattia troppo radicata nella società, nello spirito italiano, perché un singolo evento, per quanto importante, possa cancellarla. Come riportava Giorgio Gaber: "Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me". E per lavarci l'anima da questo, avremo bisogno d'anni.
In ogni caso segnali più luminosi non mancano. Primo tra tutti, il commovente discorso di Benigni al parlamento europeo, un'apologia dell'Italia che, sulle ali della passione, si trasforma in elogio del lato migliore dell'umanità, di quella metà angelica che sopravvive nell'anima umana. Un caldo raggio di sole nel buio dell'inverno.



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