...perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.

lunedì 3 ottobre 2011

To kill a mockingbird.

Mi chiedo perché, traducendo, spesso sia necessario cambiare il titolo di un libro. Parlo di "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee. Non che il titolo in italiano non abbia senso, solo ha un senso diverso rispetto a quello originale. To kill a mockingbird significa, più o meno, uccidere un merlo, o un usignolo. E fa riferimento a un aspetto preciso della storia. Il buio oltre la siepe è una metafora per indicare un altro aspetto della storia. Tutti e due sono importanti, finemente intrecciati l'uno all'altro. 
E' incredibile poi come alcuni adulti non dimentichino mai di essere stati bambini. Ecco, questa storia è narrata attraverso i ricordi di una bambina, con la voce, l'ingenuità e l'intelligenza di una bambina. Pura poesia, quasi leggerezza, per affrontare un tema difficile e che purtroppo non smette mai di essere attuale, per quanto lo camuffiamo con altri nomi o ideologie. E' vero, proprio per questo è uno dei libri nella top ten di Barack Obama e quando lo comprate in libreria c'è una bella fascetta rossa a ricordarvelo: tipica mossa pubblicitaria che a me generalmente fa scappare la poesia, come si suol dire. Invece è bellissimo, per davvero.
Mi piace inserire citazioni, di solito, quando consiglio la lettura di un libro. In questo caso non lo farò.
Dirò solo: chi ha atteso tanto tempo, come me, per leggerlo, lo faccia al più presto.

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