...perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.

venerdì 5 novembre 2010

Ballata d'autunno.

Ballata d'autunno.

Piove
dietro ai vetri,
piove
e piove
sui pioppi già sfogliati,
sui tetti bruni,
sui campi,
piove.

Hanno dipinto di grigio il cielo
e il suolo si è avvolto di foglie,
ha cominciato a vestirsi d'autunno.
La sera che s'addormenta
sembra un bambino cullato dal vento,
con la sua ballata d'autunno.

Una ballata d'autunno,
un triste canto di malinconia
che nasce al morire del giorno.
Una ballata d'autunno,
a volte come un mormorio
e a volte come un lamento.
A volte vento.

Ti potrei raccontare che sta bruciando
l'ultima mia legna nel focolare,
che oggi sono molto povero
e che per un sorriso do tutto ciò che sono
perchè sono solo e ho paura.
Se solo tu fossi capace di vedere
gli occhi tristi di una lampada
e di parlare con quella porcellana
che ieri ho scoperto
e che, per un momento,
è divenuta donna,
allora
dimenticando il mio domani e il tuo passato
torneresti da me.

La sera se ne va e mi lascia
il lamento che domani sarà vecchio
d'una ballata d'autunno.


Juan Manuel Serrat.



Leggere le parole di un cantautore senza ascoltare la musica che le accompagna è un atto di ingiustizia; cercare di tradurle nel proprio idioma rasenta il tradimento o la lesa maestà. Eppure oggi ho ascoltato e letto questa canzone di Serrat e mi ha toccato. Il testo non è nulla di speciale, si limita a radunare alcuni luoghi comuni sull'autunno, sulla pioggia (che a noi ricorda D'Annunzio) e sulla solitudine. Eppure secondo me riesce a creare un'alchimia, qualcosa di valore; avverto la sincerità di queste parole, di questa canzone. Una piccola lezione su come spesso,per trovare l'emozione e la bellezza,non occorre fuggire dal consueto e dal canonico, ma semplicemente saperlo ricombinare con gusto ed incanto.

Ps:il link della canzone è http://www.youtube.com/watch?v=RdtuGyG2E-s
Non c'è cosa più malinconicamente autunnale di un piano alla Satie..

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