...perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.

sabato 2 aprile 2011

Marzo, che se n'è andato.

Marzo è stato un mese intenso. Amo la primavera, ma non sopporto quel che comporta il cambio di stagione.
Il freddo e il caldo, il cielo che muta colore all'improvviso, nuvole che arrivano senza chiedere permesso e se ne vanno senza salutare. Eppure, quest'anno, marzo mi ha svelato alcuni preziosi segreti.
Percorrendo di continuo la stessa strada, troppe volte nell'arco della stessa giornata, ho scoperto che migliaia di fiori sbocciano insieme nella medesima notte e dopo pochi giorni, in poche ore, scompaiono, lasciando un tappeto di coriandoli a terra; pochi fortunati si accorgono che i fiori sono passati di lì.
Ho riscoperto la bellezza dell'italiano e quanto ogni incontro sia un tesoro prezioso; l'ho visto negli occhi di donne, uomini e ragazzi che, giunti dalle terre più lontane e più diverse, si siedono intorno a un tavolo e con la penna in mano cercano di imparare una lingua nuova e tramite questa lingua comunicano tra loro.
Ho ricordato - ogni anno lo dimentico - il piacere del calore del sole sulla pelle, dopo mesi in cui è rimasta nascosta sotto strati e strati di cotone e di lana.
Ho capito che un dovere, se scelto e voluto con consapevolezza, può dare soddisfazione; ho avuto la prova che a volte l'impegno viene ripagato, per davvero.
Mi sono accorta che nel momento in cui ho dimenticato di chiedermi perché facessi quel che stavo facendo ogni cosa è parsa un po' più semplice, un po' più pulita, un po' più giusta. Adesso quasi non lo ricordo più. E nonostante questo non credo di aver mai avuto le idee più chiare.
Ho scoperto che tenersi per mano è sempre bello come la prima volta in cui le dita si sfiorano timide.

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